8 settembre
Natività della B.V. Maria
XXIII tempo ordinario (A)
Alla tua nascita, o Purissima, Gioacchino e Anna,
figli di Abramo e di Sara, sono stati liberati dal disonore di
una vita spirituale apparentemente sterile, divenendo la fonte
di una nuova generazione di uomini e di donne. O Immacolata,
Adamo ed Eva vedono levarsi l'alba dell'affrancamento dalla
corruzione e dalla morte. Il tuo popolo, che festeggia questa
nascita, liberato dal peso del peccato, grida verso di te: colei
che era sterile ha messo al mondo la madre di Dio, nutrice della
nostra vita. La tua nascita, o Madre di Dio, ha annunciato la
gioia a tutto l'universo, poiché da te si è levato il Sole di
giustizia, Cristo nostro Dio che, togliendo la maledizione e
annientando la morte, ci ha donato la vita eterna.

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Spesso meditiamo l'annunciazione dell'angelo a
Maria e la risposta di totale consenso alla parola di Dio: "Sia
fatta la tua volontà". Raramente meditiamo l'annuncio fatto a
Giuseppe, che la liturgia ci propone in questa festa della
Natività della Vergine. Eppure le due annunciazioni, a Giuseppe
ed a Maria, riflessi di un'unica realtà, sono ugualmente
importanti, per farci capire quale deve essere la vera fede. In
un certo modo il Vangelo è una profezia di ciò che dobbiamo
vivere a partire da ora, e di ciò che Cristo ci promette per il
compimento della nostra vita e della storia degli uomini.
Qual è dunque il senso dell'annuncio fatto a Giuseppe? Il
Vangelo secondo san Matteo comincia con una genealogia di Gesù.
Essa termina così: "Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è
nato Gesù, chiamato Cristo".L'evangelista ci mostra allora come
Giuseppe, uomo giusto, cioè santo, fedele a Dio, obbediente alla
sua parola, osi accogliere questo dono della grazia che è la
Vergine Maria, e in lei il bambino venuto dallo Spirito,
l'Emanuele annunciato dai profeti.
Poiché Giuseppe non vuole sposare la Vergine Maria per non
appropriarsi del figlio che vive in lei e che viene da Dio,
Giuseppe, il giusto, vive nel rispetto di Dio e nell'obbedienza.
Come potrebbe essere suo figlio, il Figlio concepito dallo
Spirito Santo? Poiché non siamo noi uomini che generiamo Dio.
Non siamo noi uomini che offriamo la parola di Dio. Non siamo
noi uomini che creiamo Dio a nostra immagine. Non siamo noi
uomini che facciamo sbocciare la verità e la giustizia dalla
terra: esse scendono dall'alto dei cieli. Dobbiamo sempre
riconoscere il dono di Dio.
Giuseppe non vuole impadronirsi di ciò che appartiene a Dio e a
Dio solo, di questo tempio sacro che è la Vergine Maria, di
questa dimora della gloria di Dio ancora nascosta nel segreto. È
il motivo per cui l'angelo gli risponde: "Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché
quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa
partorirà per te (dicono alcuni manoscritti) un figlio e tu lo
chiamerai Gesù". La tua missione è di accogliere questo dono e
di farlo tuo. Attraverso la bocca di Giuseppe, anche noi diamo a
Gesù il suo nome: "il Signore salva, Emanuele, Dio-con-noi" (Is
7,14), secondo la stessa espressione di Gesù prima di lasciare i
suoi discepoli: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo" (Mt 28,20).
Dobbiamo accogliere il dono che Dio ci fa di suo Figlio. Ma vi
sono molti modi di prenderlo. Il modo dei soldati, che arrestano
Gesù e gli mettono le mani addosso. Il modo degli apostoli che
lo seguono e l'abbandonano.
Il modo dei poveri, dei malati, che tendono la mano supplicando:
"Abbi pietà di me, Signore... Se potessi toccarti!... Apri i
miei occhi!". Il modo di quegli uomini e quelle donne dal cuore
duro, che Cristo toccherà con il perdono. Il modo del bambino
morto che egli prenderà per mano, per rimetterlo in piedi. E poi
il modo di tutti coloro che prenderanno il suo corpo, come
Cristo ci dice di fare: "Prendete e mangiatene tutti: questo è
il mio Corpo. Prendete e bevetene tutti: questo è il mio
Sangue". Anche per noi ci sono molti modi di prendere: dal modo
del ladro, che si impadronisce con violenza e cupidigia, fino al
modo di colui che accetta di essere amato e che, ricevendo
questo dono d'amore, apre il suo cuore e ama a sua volta. Allora
diventa un fratello nella famiglia dei figli di Dio.
È necessario dunque che Giuseppe accolga Maria, che accolga
questo dono di Dio. Del bambino concepito dallo Spirito Santo
Giuseppe deve fare suo figlio, il figlio di Davide, il figlio
promesso dai profeti di Israele e donato a tutta l'umanità. Noi
cantiamo a Natale, riprendendo le parole di Isaia: "Poiché un
bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Eterna è la
sua forza". È così anche per noi, è necessario che anche noi
l'accogliamo. Ecco il senso dell'annuncio a Giuseppe. Salaun,
cioè Salomone, quest'uomo la cui vita leggendaria ha dato
origine al perdono, quest'uomo troppo semplice che i suoi
contemporanei non prendevano troppo sul serio, "il folle" che
non sapeva dire che: "Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria, O Maria,
O Maria, O Maria!", quest'uomo aveva nel cuore la giusta fede,
che sa riconoscere il dono di Dio.
Accogliendo Maria, egli accoglieva il dono di Dio in Maria.
Accogliendo la Vergine, egli accoglieva la casa di Dio tra gli
uomini, Cristo stesso. Era della stirpe di Giuseppe, il Giusto,
il vostro Salaun.
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Dio di Davide, hai mandato Samuele a Betlemme di
Efrata per ungere Davide, figlio di lesse, affinché fosse il
nuovo re di Israele. Davide governò il tuo popolo con saggezza e
ne fece una grande nazione. Quando il tuo popolo era oppresso,
hai mandato Gesù, il tuo Unto, il tuo Figlio Unigenito, nato da
Maria. Egli insegnò al popolo le tue vie e regnò come re dalla
croce.
Guidaci nel seguire il nostro Re e conservaci fedeli a lui, che
vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i
secoli dei secoli. Amen.
La Parola