TESTIMONIARE DIO PADRE: LA RISPOSTA 
                      CRISTIANA ALL'ATEISMO
                      
                       La 
                      via che conduce gli esseri umani alla conoscenza di Dio 
                      Padre è Gesù Cristo, 
                      il Verbo fatto carne, che viene a noi nella forza dello 
                      Spirito Santo 
                      
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                      L'orientamento religioso dell'uomo scaturisce dalla sua 
                      stessa creaturalità, che lo spinge ad anelare a Dio da cui 
                      è creato a propria immagine e somiglianza (cfr Gn 2, 17). 
                      Il Vaticano II ha insegnato che "la ragione più alta della 
                      dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla 
                      comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato 
                      al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, 
                      creato per amore da Dio, da Lui sempre per amore è 
                      conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo 
                      riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore" 
                      (Gaudium et spes, 19). La via che conduce gli esseri umani 
                      alla conoscenza di Dio Padre è Gesù Cristo, il Verbo fatto 
                      carne, che viene a noi nella forza dello Spirito Santo. 
                      Una tale conoscenza è autentica e piena se non si riduce a 
                      un'acquisizione del solo intelletto, ma coinvolge in modo 
                      vitale tutta la persona umana. Questa deve offrire al 
                      Padre risposta di fede e di amore, nella consapevolezza 
                      che, prima di conoscere, siamo stati già a nostra volta 
                      conosciuti ed amati da Lui (cfr Gal 4, 9; 1 Cor 13, 12; 1 
                      Gv 4, 19). Purtroppo questo legame intimo e vitale con 
                      Dio, pregiudicato dalla colpa dei progenitori fin 
                      dall'inizio della storia, è vissuto dall'uomo in modo 
                      fragile e contraddittorio, insidiato dal dubbio e spesso 
                      reciso dal peccato. L'epoca contemporanea ha poi 
                      conosciuto forme particolarmente devastanti di ateismo 
                      "teorico" e "pratico" (cfr Lettera Enciclica Fides et 
                      ratio, nn. 46-47). Soprattutto si rivela rovinoso il 
                      secolarismo con la sua indifferenza nei confronti delle 
                      questioni ultime e della fede: esso di fatto esprime un 
                      modello di uomo totalmente sganciato dal riferimento al 
                      Trascendente. L'ateismo "pratico" è così un'amara e 
                      concreta realtà. Se è vero, che esso si manifesta 
                      soprattutto. nelle civiltà economicamente e tecnicamente 
                      più avanzate, i suoi effetti si estendono anche a quelle 
                      situazioni e culture che stanno avviando un processo di 
                      sviluppo. 2. Occorre lasciarsi guidare dalla Parola di Dio 
                      per leggere questa situazione del mondo contemporaneo e 
                      rispondere alle gravi questioni che essa pone. Partendo 
                      dalla Sacra Scrittura, si noterà subito che essa non fa 
                      accenno all'ateismo "teorico", mentre si preoccupa di 
                      respingere l'ateismo "pratico". Il Salmista taccia di 
                      stoltezza colui che pensa: "Non c'è Dio" (Sal 14, 1), e si 
                      comporta di conseguenza: "Sono corrotti, fanno cose 
                      abominevoli, nessuno più agisce bene" (ibid). In un altro 
                      Salmo è biasimato l'"esempio insolente che disprezza il 
                      Signore" dicendo: "Dio non se ne cura: Dio non esiste" 
                      (Sal 10,4). Piuttosto che di ateismo, la Bibbia parla di 
                      empietà e idolatria. Empio e idolatra è colui che al vero 
                      Dio preferisce una serie di prodotti umani falsamente 
                      ritenuti divini, viventi e operanti. All'impotenza degli 
                      idoli, e parallelamente di coloro che li fabbricano, 
                      vengono dedicate lunghe requisitorie profetiche. Con 
                      veemenza dialettica esse contrappongono alla vacuità ed 
                      inettitudine degli idoli fabbricati dall'uomo la potenza 
                      del Dio creatore e operatore di prodigi (cfr Is 44, 9-20; 
                      Ger 10, 1-16). Questa dottrina raggiunge il suo sviluppo 
                      più ampio nel Libro della Sapienza (cfr Sap 13-15), dove 
                      si presenta la via, che sarà poi evocata da san Paolo (cfr 
                      Rm 1, 18-23), della conoscenza di Dio a partire dalle cose 
                      create. Essere "atei" significa allora non conoscere la 
                      vera natura della realtà creata, ma assolutizzarla e, per 
                      ciò stesso, "idolatrarla", invece di considerarla orma del 
                      Creatore e via che conduce a lui. 3. L'ateismo può perfino 
                      diventare una forma di ideologia intollerante, come la 
                      storia dimostra. Gli ultimi due secoli hanno conosciuto 
                      correnti di ateismo teorico che hanno negato Dio in nome 
                      di una pretesa autonomia assoluta o dell'uomo o della 
                      natura o della scienza. É quanto sottolinea il Catechismo 
                      della Chiesa Cattolica: "Spesso l'ateismo si fonda su una 
                      falsa concezione dell'autonomia umana, spinta fino al 
                      rifiuto di ogni dipendenza nei confronti di Dio" (n. 
                      2126). Questo ateismo sistematico si è imposto per decenni 
                      offrendo l'illusione che, eliminando Dio, l'uomo sarebbe 
                      stato più libero sia psicologicamente che socialmente. Le 
                      principali obiezioni mosse soprattutto nei confronti di 
                      Dio Padre, si attestano attorno all'idea che la religione 
                      costituirebbe per gli uomini un valore di tipo 
                      compensativo. Rimossa l'immagine del padre terreno, l'uomo 
                      adulto proietterebbe in Dio l'esigenza di un padre 
                      amplificato, da cui a sua volta affrancarsi perché 
                      impedirebbe il processo di maturazione degli esseri umani. 
                      Di fronte a forme di ateismo e alle loro motivazioni 
                      ideologiche, qual è l'atteggiamento della Chiesa? La 
                      Chiesa non disprezza lo studio serio delle componenti 
                      psicologiche e sociologiche del fenomeno religioso, ma 
                      rifiuta con fermezza l'interpretazione della religiosità 
                      come protezione della psiche umana o risultato di 
                      condizioni sociologiche. L'autentica esperienza religiosa, 
                      infatti, non è espressione d'infantilismo, ma 
                      atteggiamento maturo e nobile di accoglienza di Dio, che 
                      risponde all'esigenza di significato globale della vita e 
                      impegna responsabilmente per una società migliore. 4. Il 
                      Concilio ha riconosciuto che, nella genesi dell'ateismo, 
                      hanno potuto contribuire i credenti per non aver sempre 
                      manifestato adeguatamente il volto di Dio, (cfr GS, 19; 
                      CCC, 2125). In questa prospettiva è proprio nella 
                      testimonianza del vero volto di Dio Padre la risposta più 
                      convincente all'ateismo. Ciò ovviamente non esclude ma 
                      esige anche la corretta presentazione dei motivi di ordine 
                      razionale che portano al riconoscimento di Dio. Purtroppo 
                      tali ragioni sono spesso offuscate dai condizionamenti 
                      dovuti al peccato e da molteplici circostanze culturali. É 
                      allora l'annuncio del Vangelo, avvalorato dalla 
                      testimonianza di una carità intelligente (cfr GS, 21), la 
                      via più efficace perché gli uomini possano intravedere la 
                      bontà di Dio e progressivamente riconoscerne il volto 
                      misericordioso. 
                      
                      
                      (Dalle catechesi di Giovanni Paolo II) 
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